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Oh my pretty pretty boy I love you

Ti ritrovi dopo una settimana, nello stesso posto in cui sei arrivato, stavolta però la musica è diversa, non è più mattina, non sta sorgendo più il sole…stavolta è notte, fuori c’è buio, le strade sono illuminate dai soli cartelloni pubblicitari e tutto quello che ti circonda trasuda di malinconia, persino una semplice ombra sfuocata di un cestino riesce a farti ricordare i momenti passati. Le ore passano incuranti della gente, vedi persone attorno che sorridono per aver ritrovato una persona cara, altre che piangono perché la propria figlia sta prendendo per mano la sua vita e ha deciso di farlo da sola, e poi ci sei tu…tu che non hai ancora capito o forse non vuoi capire, tu che non sai se devi essere contento o devi essere a pezzi…cerchi motivi per sorridere ma non ne trovi, cerchi motivi per piangere ma anche questi sembrano essere celati per bene all’interno del cuore, ogni tanto però senti pizzicare lo stomaco, senti gli occhi che pian piano si stanno lasciando andare…ti ritrovi a fissare un punto nel cielo, ti ritrovi a guardare negli occhi una persona, sperano in un suo gesto o in una sua parola ma evidentemente anche lei ne sta cercando uno tuo…ogni tentativo di fare un discorso ironico fallisce, nessuno vuole parlare, nessuno…tutti vogliono rimanere in silenzio come se quello fosse il miglior discorso da fare…gli unici rumori che si sentono sono quello delle mani che si accarezzano, delle labbra che confidano gli ultimi segreti a guance desiderose di sapere, di capelli che scivolano sulle spalle, di battiti di cuore che per una volta ancora battono allo stesso ritmo…le ore passano…ed aprono le porte per il check-in…ed ognuno raccoglie i propri bagagli…le mani iniziano a sciogliersi cercando ogni tanto un ultimo contatto, con la speranza che non sia l’ultimo…ci si alza in piedi, ci si avvia, ogni passo sempre più pesante, ogni passo sempre più breve…ad ogni passo senti nascere la maliconia dei momenti passati, il desiderio di poterli vivere e la rabbia, già la rabbia…lo sforzo più grande non è quello di trascinare i bagagli ma quello di trascinare il cuore, di trascinarlo con te, come se fosse un bimbo capriccioso che non vuole andare, non vuole lasciare una situazione a lui piacevole, una situazione a lui nuova ma che stava cercando da una vita…in due secondi tutto viene meno…vedi il tuo amico che spinge il carrello dei bagagli e tu seduto sopra per risparmiare un pò di strada…non sai dove guardare, senti che il cuore inizia a parlare, dare strattoni, senti gli occhi diversi, pesanti, non sai cosa dire…o meglio una cosa è stata detta:”Fermati, ti prego…Fermati”…

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